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Piazza Fontana

Venerdì 12 Dicembre 1969, intorno alle 16.30,

un ordigno di elevata potenza esplode nel salone

centrale della Banca nazionale dell'agricoltura, in

piazza Fontana (Milano).

Sono presenti coltivatori, imprenditori e agricoltori

convenuti dalla provincia per perfezionare gli accordi

di compravendita.

Gli effetti sono devastanti: il pavimento del salone è

dilaniato e si raggiungono le 17 vittime.

Per la sua gravità e la sua rilevanza politica, la strage

di Piazza Fontana è l’apice di un progetto eversivo

preparato attraverso gli altri attentati di quello stesso

giorno (Roma ore 16.55: Banca Nazionale del Lavoro;

Roma ore 17.22: Piazza Venezia; Roma ore 17.30:

Museo del risorgimento) e diretto - come emerge dalle sentenze - a utilizzare il disordine e la paura per sbocchi di tipo autoritario.

Come descritto puntualmente in ‘’Piazza Fontana’’ , di Giorgio Boatti, le indagini per questo attentato sono dirottate prima verso una pista anarchica capeggiata da Giuseppe Pinelli e Pietro Valpreda - ovvero si accusano gli esponenti principali dell’organizzazione Ponte della Ghisolfa -successivamente e con lentezza gli inquirenti indagano la galassia delle organizzazioni neo-fasciste, la cosiddetta ‘’pista nera’’.

Gli imputati in questo caso sono Giovanni Ventura e Franco Freda, con la collaborazione di Guido Giannettini.

Le prove necessarie ad incastrarli son state trovate (acquisto da parte di Freda di una quantità elevata di Timer utili per la costruzione delle bombe, diverse testimonianze di amici e collaboratori dei due colpevoli), si avvia il processo per incarcerare i due terroristi, ma nei diversi gradi dello stesso esse iniziano a non essere considerate.

Boatti scrive <<Freda e Ventura, pur essendo pur essendo indicati dal gip Forleo come direttamente coinvolti nella strage, grazie all’assoluzione strappata in appello, non possono essere più sottoposti a giudizio. Al quale, invece, si sottoporranno i nuovi imputati. A trent’anni da quel 12 dicembre la giustizia cerca per l’ennesima volta – superando gli ostacoli, le omertà, le inazioni sorte al suo interno – di portare avanti il suo compito. E tuttavia - seppur di rilevantissima importanza e ammesso che possa fare il suo corso fino in fondo – il raggiungimento della verità giudiziaria è ben lontano dal soddisfare un adempimento che non spetta ai giudici e che rischia anch’esso di essere scordato o frainteso (assieme ai fatti dal quale scaturisce)>> ¹ .

 

¹Giorgio Boatti. Piazza Fontana. Einaudi. 1999. P.414

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