top of page

Epica resistenza

Il lessico brigatista si nutre di parole d’ordine e immagini, retorica e modelli di azioni che si rifanno, in misura significativa, all’antifascismo e alla Resistenza. Nei documenti prodotti dalle BR forte è la polemica contro la “Resistenza tradita” e sulla “Resistenza rossa” che ha come nucleo fondante «il rifiuto del carattere nazionale e interclassista della lotta antifascista» ¹. Peraltro la medesima interpretazione, in qualche misura speculare, proviene dai gruppi di destra in un intento di delegittimazione dell’antifascismo come nucleo fondante della Repubblica.

Il richiamo resistenziale è alimentato più che da una corretta conoscenza storica da una vera e proprio costruzione mitica del fenomeno in questione, in grado di motivare coloro che scelgono la lotta armata come terreno dello scontro politico.

A partire dagli anni Settanta, infatti, il 25 aprile divenne una data fondamentale nel calendario dell'estrema sinistra insieme al 1° maggio. Nel 1978, in pieno sequestro Moro, «sfilò un gigantesco corteo il cui motto era:"Contro il terrorismo, contro la violenza, ora e per sempre Resistenza"»², nonostante -come dichiara Valerio Morucci- le Brigate Rosse «si richiamavano direttamente all'esperienza della Resistenza in modo quasi diretto»².

«Un problema di fondo che ha la classe operaia in lotta in questo momento è la repressione. I padroni hanno deciso che le lotte devono finire. Denunce, arresti, licenziamenti, cariche della polizia, coltellate dei fascisti sono tutti momenti del piano repressivo dei padroni. Alla Pirelli il padrone si appresta a sostenere la battaglia contrattuale. Vediamo con quali facce si presenta» (p.19). Il primo comunicato delle Brigate Rosse (novembre 1970) alimenta la paura di un colpo di Stato di stampo antifascista, dove la concezione della parola "fascista" viene allargata, ogni figura nemica deve essere combattuta. Un antifascismo svicolato dalla storia che riprende solo i caratteri eroici della Resistenza italiana. Conseguente è l'apparizione di nuovo topos brigatista: l'incontro, anche fugace, con un partigiano dove avveniva uno scambio di armi più simbolico che reale, in cui «i brigatisti dichiarano di essere figli del movimento operaio» ³ ma al tempo stesso giustificano la «rottura con la famiglia politica di appartenenza» ³.

 

¹ L. Manconi, Terroristi italiani. Le Brigate rosse e la guerra totale. 1970-2008, Rizzoli, 2008, p.59

² A cura di Marc Lazar, Marie-Anne e Matard-Bonucci, Il libro degli anni di piombo, Rizzoli, 2010, p.18

³ A cura di Marc Lazar, Marie-Anne e Matard-Bonucci, Il libro degli anni di piombo, Rizzoli, 2010, p.29

bottom of page