top of page

Strage di Stato

‘’La strage di Stato’’ è un famoso libro pubblicato nel 1971 riguardante la strage di Piazza Fontana.

Lo scritto è stato prodotto da alcuni individui extra-parlamentari di sinistra. Essi hanno raccolto

informazioni e testimonianze, messo a confronto dichiarazioni pubbliche di funzionari di polizia

e altri personaggi implicati nelle vicende, fornendo, alla fine un quadro di legami, intrecci tra

formazioni eversive di matrice neofascista e segmenti delle istituzioni pubbliche.

Giorgio Boatti considera rilevante questa opera considerando il contesto in cui essa viene

pubblicata. Scrive, infatti, << La storia, si sa, ama lastricare di paradossi il suo inesausto

procedere. Uno di questi paradossi riguarda La strage di Stato, vale a dire il libro-inchiesta

che un gruppo di militanti dell’estrema sinistra realizza su Piazza Fontana portando un durissimo

atto d’accusa contro i servizi segreti. Indicando nei vertici politici e nelle gerarchie militari le

occulte regie sovrastanti le pagine più tragiche della strategia della tensione.

Il libro viene rifiutato da diverse case editrici. A puntare sul volumetto è cosi la piccola casa

editrice Savelli di Roma che di fatto si trova a pubblicare un best seller(…)>>¹

Così ‘’Strage di Stato’’ motiva l’accanimento verso il gruppo anarchico capeggiato da Pinelli e Valfreda <<Ma perché si scelgono proprio gli anarchici? Per diversi motivi, alcuni dei quali possono essere così riassunti per il momento. Innanzitutto gli anarchici rappresentano la parte più debole dello schieramento di sinistra, perché priva di protezione, senza amici, di fatto isolata politicamente. Inoltre sono pressoché privi di organizzazione, e seguaci di una te-ria politica articolata in varie tendenze, alcune delle quali sono spesso indefinibili o mal definite: due caratteristiche che permettono ogni tentativo di infiltrazione e di provocazione al loro interno. Esiste poi la possibilità di utilizzare la loro firma, i loro simboli in tutta una serie di attentati i cui obiettivi (chiese, banche, caserme, ecc.) non sarebbero attribuibili a nessun’altra forza di sinistra, sia parlamentare che extraparlamentare. Da non sottovalutare il valore simbolico negativo che essi incarnano agli occhi della maggioranza dell’opinione pubblica, la più sprovveduta, facile preda di ogni tentativo di manipolazione "culturale": per l’italiano medio, gli anarchici rappresentano le forze scatenate e disgregatrici dello Stato, il rifiuto delle istituzioni e di ogni valore borghese. senza idee o alternative precise; "fanno paura", una paura generica e indefinibile, che di conseguenza impone il ricorso a forze che siano in grado di ristabilire l’ordine e l’autorità minacciati dal nichilismo.>> ² 

 

¹ Giorgio Boatti. Piazza Fontana. Einaudi. 1999. P.277

² Eduardo M. Di Giovanni, Marco, Ligini Edgardo Pellegrini. La Strage di Stato. Odradek. 2006. P.18

 

bottom of page