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Guerra non ortodossa e guerra psicologica

Nel contesto della guerra fredda, si sviluppano due tecniche per combattere il nemico: “guerra non ortodossa e guerra psicologia”.

<<La guerra non ortodossa prevede la pianificazione di strutture paramilitari non note al nemico e l’esecuzioni di azioni coperte decise da una selezionata èlites militari e politiche, al di fuori delle procedure istituzionale e all’oscuro del parlamento.

La guerra psicologica è una forma di persuasione che strumentalizza la paura e il pericolo.>>¹ (Mirco Dondi, L’eco del boato, editori Laterza)

Per poter massimizzare il risultato della guerra psicologica è necessario riuscire a modificare ed indirizzare l’opinione pubblica, tutto ciò è possibile solo attraverso un utilizzo metodico e guidato delle testate di informazione.

L’informazione gioca, quindi, un ruolo di straordinaria importanza all’interno delle diverse strategie nere e rosse.

Generalmente possedere una testata di opinione permette di amplificare o diminuire l’effetto degli eventi.

Alla fine del 1969 si delineano 4 correnti della stampa d’opinione:

  • Edotta: stampa legata alla versione delle autorità. Raccoglie i direttori presenti al convegno del Pollio. (Il Tempo, Il Borghese …)

  • Consenziente: stampa che attua un’operazione di filtro nell’ottica di un rinnovamento di tipo conservatore. (Corriere della Sera, Il Resto del Carlino …)

  • Autonoma: stampa che tenta di offrire la propria visione degli eventi. (La Stampa, Il Giorno …)

  • Opposizione: stampa che attua un processo di opposizione alle versioni ufficiali. (L’Unità, L’Espresso …)

L’informazione è un punto chiave della strategia della tensione, come afferma Mirco Dondi: <<Le testate di informazione hanno il potere di cambiare il peso degli eventi, specie se sfruttano l’impatto emotivo provocato dagli attentati.>>²

 

¹ Mirco Dondi, L’eco del boato, Editori Laterza p.7

² Mirco Dondi, L’eco del boato, Editori Laterza p.67

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