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“Diario di una giurata popolare al processo delle Brigate Rosse”

“Penso che il coraggio consista nel superare la paura, non nel non averla. Penso che il coraggio

della paura sia meritevole e doveroso dinanzi alla morte che una società sempre più basta

sull’equilibrio instabile del terrore militare e nucleare prepara e impone: come dinanzi ad ogni

morte. Anche per questo per noi per me la vita è sacra, a cominciare da quella degli altri così come

la libertà e la giustizia. [...] Intendo dunque, da questo momento, comportarmi come possibile

giurata del processo di Torino. [...]” (Adelaide Aglietta, 4 marzo 1978) ¹

Il “Diario” di Aglietta parla della sua esperienza durante il processo alle Br. Questo libro si discosta

piuttosto nettamente da opere di narrazione processuale in quanto la dinamica del processo viene

colta “dall’interno”. L’autrice descrive i luoghi del processo, i comportamenti dei giurati, avvocati e

imputati. ”Avvicinandoci alla caserma cominciamo a vedere tutto intorno uomini con giubbotti

antiproiettile, appostati dietro ogni albero del viale: per riuscire ad entrare devo passare tutto da uno sbarramento a un altro, in mezzo ai mitra spianati ad altezza d’uomo fra le braccia di ragazzini giovanissimi, con i volti un po’ smarriti […] Salgo al primo piano dove è ubicata l’aula: c’è un salone dove passeremo i tempi morti dell’udienza […] Una donna, molto angosciata mi spiega che non può accettare perché ha due bambini […]”². Ella ,inoltre , mette in rilievo le proprie emozioni contrastanti: da un lato la paura per la propria esistenza e per quella dei propri cari, dall’altro un profondo senso “per il dovere di coscienza”, che la spinge a accettare l’incarico e portarlo fino alla fine.

All’interno del libro possiamo trovare due fondamentali punti:

-questione autodifesa;

-questione mass media e giornali;

 

 

¹(A. Aglietta, Diario di una giurata popolare, Lindau, 2009, p.38-39)

²(A. Aglietta, Diario di una giurata popolare, Lindau, 2009, p.62-63)

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